venerdì 19 aprile 2002
Mesa Verde National Park
Il Mesa Verde N.P. si trova nelle vicinanze della zona di Four Corners, nella parte south west del Colorado; raggiungerlo è relativamente facile, in quanto l’entrata del parco si trova più o meno a metà strada tra le cittadine di Cortez e Mancos, lungo la US 160.
Il Mesa Verde N.P.(www.nps.gov/meve), al contrario della maggior parte dei national parks americani, è forse più interessante dal punto di vista culturale che non dal punto di vista paesaggistico, questo almeno secondo il mio punto di vista. Infatti si hanno meno trails a disposizione per le attività escursionistiche rispetto ad altri parchi, però è unico nel suo genere per l’alta concentrazione e conservazione degli insediamenti delle popolazioni Pueblo.
Dall’entrata del parco partono le 21 miglia di strada che lo attraversano; dopo esserci fermati al Park Point, ad ammirare la superbe viste della regione dei Four Corners, ci siamo recati al Far View Visitor Center. Qua grazie alla gentilezza dei nostri amici ranger, ci siamo organizzati la giornata nel miglior modo possibile, visto che fino alla mattina stessa eravamo impreparati sul da farsi. Abbiamo iniziato con la visita guidata del Cliff Palace, un agglomerato urbano, nascosto sotto una parete rocciosa, con circa 200 stanze veramente ben conservate, che ospitò ai tempi del suo massimo splendore, fino a 250 persone. La visita è stata molto “easy”, anche perchè per la prima volta da quando eravamo partiti, non dovevamo rispettare una tabella di marcia: dopo esserci visitati per conto nostro anche il resto delle strutture della Chapin Mesa, abbiamo fatto tappa anche all’omonimo museo.
Se devo essere sincero, al contrario di Roberta a cui il Mesa Verde è piaciuto tantissimo, questo è stato il parco che mi ha colpito di meno tra tutti quelli visitati, soprattutto per la mia predilezione all’hike ed alla natura selvaggia; il Mesa Verde infatti ti permette di visitare i vari siti archeologici spostandoti comodamente con la macchina e questo a me non andava molto…. Troppo facile per i miei gusti….
Verso il tardo pomeriggio siamo comunque riusciti a farci una camminata lungo lo Spruce Canyon Trail, più o meno 4 km di percorso, quindi dopo esserci goduti gli ultimi scorci del parco, ci siamo rimessi in marcia verso Moab. Ad aspettarci c’era un’ottima bistecca con refill assicurato, ma soprattutto la nostra ultima serata nel nostro tanto amato Wild West Americano.
God Bless You.
Falco.
giovedì 18 aprile 2002
Arches National Park
Dopo le emozioni del giorno prima alla Monument Valley, siamo ripartiti da Bluff di buona lena; percorrendo la UT 191 in direzione Blanding e Monticello, ci siamo ritrovati dopo circa due ore a Moab cittadina nota oltre che per essere stata il set di numerosi film western e di alcuni episodi della saga di Indiana Jones, anche per essere una meta molto ambita dagli amanti degli sport all’aria aperta come rafting e mountain bike. In più si trova vicino ai parchi di Arches e Canyonlands, motivo che la rende “base” ideale per i viaggiatori on the road: da Moab poi, in una decina scarsa di minuti lungo la UT 191, si arriva al Visitor Center, da dove inizia la Arches N.P. road.
L’Arches N.P. (www.nps.gov/arch) è il parco con la più alta concentrazione di archi naturali di arenaria al mondo, circa un’ottantina: può essere visitato con relativa facilità, visto che i sentieri per raggiungere gli archi più spettacolari sono relativamente facili. Dopo aver consultato la nostra Official Map and Guide, decidiamo di iniziare la nostra giornata di hike, dal breve sentiero che porta al Delicate Arche Viewpoint. Da li decidiamo di cimentarci subito con i quasi 5 km che dal Trailhead Wolf Ranch ed il Delicate Arch trail portano all’anfiteatro naturale da cui si può ammirare il Delicate Arch. Arrivati in cima, mi sono meravigliato della imponenza di questo splendido arco e mi sono subito reso conto che per catturare al meglio i colori rosso fuoco di questo splendido angolo dello Utah saremmo dovuti salire prima del tramonto. Per rendermi conto della sua grandezza mi sono recato ai suoi piedi, e devo dire che rimanervi seduto al di sotto ti fa capire la differenza che c’è tra noi e la natura. Ritornati sui nostri passi,ci siamo diretti al Trailhead Devils Garden. Anche questo percorso ce lo siamo veramente goduto; ormai dopo aver assaggiato la discesa del Bright Angel Trail al Grand Canyon eravamo entrati nello spirito di questi parchi, e così in men che non si dica avevamo gia apprezzato il Tunnel Arch ed il Pine Tree Arche. Da li poi, dopo una rapida consultazione della mappa, ci siamo diretti direttamente al Landscape Arch lasciando perdere il loop che ti porta al Private Arch. Vedere i cartelli che vietavano la sosta sotto il Landscape ci ha fatto sentire fortunati, purtroppo tra qualche anno quest’arco sarà crollato ma almeno ci siamo tolti la soddisfazione di vederlo e fotografarlo. Da qua in poi il Wall Arch, il Navajo Arch e una gamma di colori e paesaggi incredibili; ma la parte del tragitto che mi ha letteralmente stregato è stato il tratto di percorso che gli americani chiamerebbero.... rocky footing, cioè il camminare sulla cresta delle rocce che alla fine ti porta al Double O Arch. Per me sono stati momenti di adrenalina pura.
Ritornati alla macchina per la prima volta la stanchezza si era fatta sentire, ma dopo una sosta alla Balanced Rock, altro simbolo del parco (un masso di arenaria in equilibrio), decidiamo di goderci il tramonto alle Windows, percorrendo una parte del loop.
Alla fin fine la giornata che sembrava essere non molto dispendiosa, si era rivelata di tutt’altra pasta, ma il colpo a sorpresa doveva ancora arrivare. Al Visitor Center infatti una coppia di italiani ci avevano parlato in termini entusiastici del Mesa Verde N.P. e dopo aver verificato la vicinanza del confine del Colorado, io e Roberta con un cenno di intesa eravamo gia in macchina verso la città di Cortez. Guys.. questo si che è vivere on the road.
Falco.
martedì 16 aprile 2002
Monument Valley Navajo Tribal Park
Ragazzi,... come potrò mai dimenticare martedì 16 aprile 2002 ….. partiti da Kayenta che non erano neanche le otto del mattino, ci siamo buttati sulla hwy 163 con il cuore in gola; ci stava aspettando la leggendaria Monument Valley.
Credo che tutti i ragazzi della mia età e di quella dei miei genitori, abbiano visto almeno una volta, anche per errore, un film ambientato nella Monument Valley, bene a me in quei momenti scorrevano nella mente le immagini di Sentieri Selvaggi di John Ford e del mitico John Wayne. Giunti al Visitor Center (gestito dagli indiani Navajo), nel “cuore” di questa icona del West Americano, ci siamo messi a contemplare il paesaggio circostante: giuro che per una decina di minuti non ho staccato gli occhi da the Mittens, da Elephant Butte, pensando che avrei voluto condividere quei momenti anche con mio papà. Al Visitor Center ci informiamo sui vari tour organizzati dai Nativi, optando per il Sacred Monument Tour con la jeep nel pomeriggio. A quel punto con l’adrenalina alle stelle a me e Roberta non restava che percorrere le 17 miglia della valley drive, lo sterrato che si fa largo all’interno della Monument Valley.
Da li tutto un susseguirsi di soste ed emozioni, John Ford’s Point, Three Sisters, Totem Pole, The Thumb e tanti altri, tutti con il loro fascino tutti con l’inconfondibile colore rosso fuoco. Il percorso sterrato è abbastanza agevole con la macchina e ti permette di godere appieno della vista di questa valle, ma con il tour dei nativi la puoi vedere con più completezza; le jeep infatti ti portano in zone chiuse al normale traffico turistico, offrendoti nuovi scorci della Monument Valley ed alcune nozioni sulla formazione geologica della stessa. Durante il tragitto con la jeep ci siamo imbattuti in una mandria di mucche e siamo rimasti stupiti nel vederle abbeverarsi in un fiume in cui noi non riuscivamo a scorgere una sola goccia di acqua, … incredibile il loro spirito di adattamento!
Per finire solo alcune considerazioni personali per godervela al meglio; se capitate da quelle parti non perdetevi assolutamente il tramonto alla Monument Valley, in quanto è il momento più bello e gratificante della giornata. Ricordatevi che siete all’interno di un territorio sacro per i Navajo, quindi non avrete la stessa libertà di movimento dei national parks e la loro varietà di trails. Ed infine, se non siete riusciti a passare una notte al Gouldings Lodge (ci andava un certo John Wayne!), dirigetevi a nord verso Mexican Hat: arriverete presto a Bluff un paesino dello Utah, dove oltre a trovare un alloggio, potrete gustarvi delle ottime bistecche alla Cottonwood Steakhouse … non ve ne pentirete!
alla prossima guys.......
Falco
mercoledì 10 aprile 2002
Route 66
Uno degli sfizi che volevo togliermi da sempre era percorrere almeno un pezzettino della mitica Route 66, strada che per molti anni ha collegato ben otto stati, da Chicago Illinois al molo di Santa Monica California. L’occasione mi si è presentata nel 2002 quando nello spostarci da Las Vegas al Grand Canyon, io e Roberta abbiamo deciso, una volta arrivati a Kingman, di lasciare per un po’ la Intestate 40 per percorrere un tratto originale di questa mitica strada; da Kingman la Route 66 prosegue in direzione est passando per Truxton, Peach Springs fino ad arrivare a Selingman, dove si ricongiunge con la Intestate 40 in direzione di Williams.
Percorrere la Mother Road, mi ha fatto riflettere su quello che ha significato per gli americani per moltissimi anni; oltre ad aver contribuito allo sviluppo economico delle varie cittadine lungo il suo tragitto, ha secondo me incarnato lo spirito on the road di tutte quelle persone per il quale percorrerla significava avere una meta ben precisa e non semplicemente muoversi da casa…
Uno spirito che per gli amanti della “Old America”, viene raccolto ed illustrato nell’apposito Route 66 Museum di Kingman, uno spirito che rimarrà indelebile nel tempo….
Hi
Falco
martedì 9 aprile 2002
Bryce Canyon National Park
Dire che lo Utah è uno stato straordinario è dir poco; nel suo territorio vi è infatti un’altissima concentrazione di meraviglie naturali disseminate in parchi come Bryce Canyon N.P., Zion N.P., Arches N.P. e tanti altri ancora, i quali rappresentano il meglio che il South West americano ti possa offrire. Io e Roberta siamo molto legati a Bryce Canyon (www.nps.gov/brca) in quanto è stato il primo National Park visitato “on the road” nel 2002 durante il nostro viaggio di nozze; partiti la mattina presto da Beaver abbiamo ripreso la Intestate 15 in direzione Cedar City; da qui prendendo la Utah Rte. 14 in direzione est, ci siamo ritrovati in men che non si dica alle porte di Cedar Breaks N.M.. Dopo una breve sosta allo Zion Overlook, ci siam rimessi in marcia; il paesaggio circostante grazie alle rocce di arenaria rossa ed i boschi verdissimi era veramente spettacolare. Arrivati al Red Canyon, abbiamo fatto un’ultima sosta per ammirare i colori di questo angolo dello Utah, e dopo le immancabili foto ricordo siamo ripartiti in direzione Bryce Canyon N.P.
Questo National Park deve la sua notorietà alla serie di anfiteatri caratterizzati da formazioni rocciose color rosso fuoco detti “hoodoos” , le guglie di pietra che sono il simbolo del parco stesso. Al Visitor Center Roberta ed io ci siamo soffermati a studiare la cartina del parco e abbiamo deciso di iniziare la visita dello stesso dai vari overlook che si trovano lungo la strada panoramica 63. I punti panoramici sono tutti molto spettacolari, ti si presentano davanti questi anfiteatri con le loro guglie dalle mille forme e tonalità rosso-arancioni che ad ogni occhiata ti rivelano particolarità diverse. Ma anche Bryce Canyon come tutti i parchi americani da il meglio di se percorrendo i vari trails che lo attraversano; a dire il vero la scelta è forse minore rispetto ad altri parchi molto più grandi, per cui dopo aver preso qualche informazione abbiamo deciso di concentrare le nostre attenzioni pomeridiane sui due trails più conosciuti, il Navajo Loop Trail ed il Peekaboo Loop Trail.
Verso metà pomeriggio però, finiti gli overlook, il cielo aveva incominciato ad annuvolarsi di nuovo (cosa normale per lo Utah !) e dopo aver chiesto consiglio ad un Ranger sul da farsi in caso di pioggia, abbiamo deciso di lasciare la macchina presso il Bryce Point per percorrere un pezzo di Rim Trail ed un pezzo di Navajo Loop Trail pronti nell’eventualità a ritornare il prima possibile sui nostri passi. Di buona lena ci siamo inoltrati giù per il sentiero, gli hoodoos si sbizzarrivano con le loro forme e colori, creando un magnifico contrasto con il colore plumbeo del cielo ed il verde dei pini. Le uniche persone che abbiamo incrociato lungo il trail sono stati dei ragazzi mormoni che ci hanno piacevolmente sorpreso per la loro cordialità e simpatia; ad ogni sosta poi venivamo avvicinati da degli scoiattoli (sono venuto a sapere in seguito essere cani della prateria) i quali non avevano la minima paura di noi tanto da entrarci negli zaini per avere qualche cosa da sgranocchiare. Purtroppo però il tempo non è rimasto a lungo dalla nostra parte e all'arrivo della pioggia ci siamo dovuti affrettare a raggiungere la nostra macchina. Per un po’ siamo rimasti al parcheggio del Visitor Center sperando smettesse di piovere, poi dopo aver mangiato qualche cosa al Ruby’s Inn abbiamo ripreso la nostra avventura on the road felici e spensierati perché il meglio doveva ancora arrivare.
See you soon….
Falco