giovedì 30 luglio 2009
Salt Lake City
Salt Lake City - 30 luglio - C’è qualche cosa di veramente speciale che ci lega a questa città, probabilmente perché da qui anni fa sono iniziate le nostre avventure negli States ma soprattutto perché, per i nostri interessi, non esiste posto migliore dove atterrare per avere a portata di mano il meglio dei national parks delll’ovest americano.
Da qui, oltre alle cose viste quest’anno, siamo partiti verso Bryce Canyon, Zion, Arches, la Monument Valley, il Grand Canyon e tanti altri posti ancora, tutti magnifici e tutti con le loro particolarità. Insomma grazie mille Salt Lake City!
Passiamo le nostre ultime ore a zonzo per la città, avendo ancora una ultima missione da compiere prima di rientrare in Italia: comperare la maglietta degli Utah Jazz al mio amico “Kid Rock” Stefano. Per la seconda volta ci rechiamo all’ Energy Solutions Arena home della squadra professionistica di pallacanestro della città, trovando chiuso il fan shop: per fortuna per strada troviamo dei ragazzi che ci dicono di andare a vedere da Fanzz, negozio sportivo all’interno di The Gateway un mall adiacente all’arena. Detto e fatto e grazie ai commessi molto ospitali anche la nostra ultima missione era stata portata al termine.
Ormai eravamo agli sgoccioli .. un’ultima occhiata al Mormon Temple ed alla città e poi via verso il City Airport … Take care Yourself Salt Lake … We meet again.
Falco
mercoledì 29 luglio 2009
Park City
A quaranta minuti di macchina dal centro di Salt Lake City percorrendo la I-80 verso est, si trova Park City(www.parkcity.org), località turistica sulle Wasatch Mountains. Nota per il prestigioso Sundance Film Festival e soprattutto per essere la più grande località sciistica del sud-ovest, teatro delle Olimpiadi invernali del 2002, la città, nata intorno al 1860 grazie alla presenza dei cercatori d’argento, conserva ancora oggi lungo la bella Main Street diversi edifici dell’inizio XIX secolo.
Dopo aver passato la mattinata al Tanger Outlet di Park City ( Exit 145 – Kimball Junction), nel pomeriggio ci siamo dedicati alla visita di questa rinomata località turistica.
A Park City ci sono tre delle località turistiche più importanti dello Utah: Park City Mountain Resort, Deer Valley Resort, Canyons e lo Utah Olympic Park.
Il Park City Mountain Resort è la località dove si sono svolte le gare di slalom gigante e di snowboard delle Olimpiadi del 2002; una seggiovia parte direttamente da una piazzetta in centro città e porta gli sciatori in quota.
Il Deer Valley Resort e Canyons sono dei resorts dedicati interamente allo sci alpino in inverno ed ad attività quali escursionismo a piedi e in mountain bike in estate.
Allo Utah Olympic Park, situato all’entrata di Park City sulla hwy 224, invece è ancora possibile visitare le strutture olimpiche del 2002: si possono praticare sport tradizionali quali lo slittino, il bob, sci di fondo, il salto con gli sci, ma pure sport più particolari quali lo snow rafting (rafting con il gommone sulla neve) e lo zipline, una discesa super adrenalinica dalla montagna, legati con una cintura solo ad un cavo sospesi nell’aria, che raggiunge una velocità massima di 55 km all’ora. Veramente entusiasmante per chi non soffre di vertigini!
Dopo aver fatto un giretto lungo la Main Street, abbiamo preso la seggiovia del Park City Mountain Resort che parte direttamente dal centro città; arrivati in cima poi, dopo aver chiesto alcune informazioni al personale degli impianti, abbiamo fatto un po’ di hike.
Devo dire che da valle mi ero fatto un’opinione sbagliata di queste montagne; infatti, come a Big Bear nel 2005, mi era sembrato dal basso che le piste non fossero granchè lunghe ed impegnative, ma una volta saliti in cima ti accorgi che in realtà queste catene montuose sono talmente grandi, da non rivelarti la loro giusta dimensione. Ritornati in centro a Park City, dopo un ottimo gelato, ci siamo riversati sulla Park Ave, parallela della Main Street, in cui aleggia ancora un’atmosfera da selvaggio west.
Alla fine della giornata, la valutazione da parte nostra di questa località è stata sicuramente positiva; Park City infatti, oltre agli impianti sciistici di prim’ordine, con le sue gallerie, i suoi negozi, alberghi, bar e ristoranti ci ha rivelato un discreto fascino, un bel posto insomma dove passare le vacanze.
Bye.
Massimo
martedì 28 luglio 2009
Craters of the Moon National Monument - Soshone Falls
Il risveglio nella cittadina di Idaho Falls, dopo due settimane e mezza di natura incontaminata, non è stato decisamente una cosa entusiasmante; ci sforzavamo di pensare che comunque eravamo ancora in vacanza, ma la sola idea di non vedere più tutti quei paesaggi, le foreste, gli animali, ci faceva star male.
Idaho Falls poi, pur essendo carina con molte zone verdi per il tempo libero, era per noi soltanto una tappa di passaggio. Tuttavia, per non trascurare questa cittadina dell’ Idaho situata lungo le sponde dello Snake River, ci siamo buttati a downtown per dare un’occhiata al Tempio Mormone ed alle Idaho Falls. Proprio queste ultime se da un lato hanno deluso le nostre aspettative, dall’altro ci hanno fatto tornare il buonumore. Le prime quattro persone infatti a cui avevamo chiesto informazioni sulle cascate, ci avevano risposto un po’ disorientati che non sapevano di cosa parlassimo: finalmente poi una signora ci ha spiegato che le cascate che danno il nome alla città sono ora in secca a causa della creazione di una diga. A quel punto, tutti in macchina e … via in direzione Craters of the Moon.
Il Craters of the Moon N.M. (www.nps.gov/crmo) è un parco nel centro dell’Idaho che conserva dei paesaggi lavici molto belli: la parte più accessibile può essere visitata grazie ai numerosi sentieri che attraversano gli strati di lava, i coni ed i crateri, inoltre è anche possibile visitare la parte sotto la superficie in cui si trovano numerose grotte e tubi di origine lavica. All’interno del parco c’è il consueto Visitor Center che ne illustra la storia geologica e da alcune nozioni sui vari tipi di lava; a me in particolare è piaciuta la sezione dedicata agli astronauti della spedizione spaziale Apollo 14, durante gli anni sessanta, che vennero qui a studiare la geologia vulcanica della zona, simile a quella del terreno lunare. Dopo esserci rinfrescati quindi abbiamo iniziato ad esplorare la Loop Road, una strada di 7 miglia con sei viewpoints in cui fermarsi per visitare poi a piedi, lungo i vari trails, le zone più interessanti. A noi sono piaciuti in particolare l’Inferno Cone, gli Spatter Cones and Big Craters Area e la Cave Area.
L’inferno Cone è un cono vulcanico il cui top si raggiunge facilmente percorrendo in salita, un breve sentiero di mezzo miglio; una volta arrivati in cima poi si ha una bellissima vista su tutta l’area circostante e se si è fortunati, si può anche godere di una gradevole brezza, che in estate non guasta mai.
Gli Spatter Cones and Big Craters Area invece sono dei coni molto più piccoli, in cui è possibile arrampicarsi, percorrendo alcuni strettissimi trails che ti portano in mezzo a questo paesaggio lunare.
Molto apprezzata da Daniela invece è stata la Cave Area. Lasciata la macchina al parcheggio, ci siamo incamminati lungo trail: dopo mezzo miglio, il sentiero si divide in quattro direzioni, che portano rispettivamente ai Dewdrop, Boy Scout, Beauty ed Indian Tunnel. Non avendo portato con noi la torcia, abbiamo aspettato l’arrivo di alcune persone guidate dal ranger, che ci hanno fatto gentilmente da apripista all’Indian Tunnel. Devo dire che il Craters of the Moon ci è piaciuto pur essendo molto diverso rispetto a quello che avevamo visto fino ad ora. L’unica cosa che cambierei se potessi tornare indietro nel tempo, è la cronologia del viaggio, nel senso che, per poterlo apprezzare di più, Craters lo visiterei all’inizio e non alla fine della vacanza.
Finita la visita ai Craters of the Moon, avendo ancora del tempo a disposizione, abbiamo deciso di allungare la strada fino alla città di Twin Falls per andare a vedere le vicine Soshone Falls: queste cascate, soprannominate le “Niagara dell’ovest” sono incorniciate dalla profonda Snake River Gorge (gola) e larghe più di 300 metri con 65 metri di altezza.
Ormai la stanchezza e la fame si facevano sentire, e presa la Interstae 84 siamo partiti alla volta dello Utah. Tappa per la notte Clearfield.
Goodnight.
Falco
lunedì 27 luglio 2009
Yellowstone National Park - Grand Canyon of the Yellowstone - Upper Geyser Basin
Aspen Hill.. cabin number B4-4 ….. Canyon Lodge .. non erano ancora le sette del mattino, ma la consapevolezza di essere arrivati al nostro ultimo giorno a Yellowstone mi avevano spinto ad uscire per godermi il risveglio di questo magnifico parco. Preso il sentiero dietro la nostra pioner cabin, mi sono diretto verso i corrals, .. con gli occhi, le orecchie, la mente, cercavo di accumulare il maggior numero di ricordi possibile, ben sapendo che sarebbero passati degli anni prima di ritornare da queste parti ..
Rientrato alla base, ho trovato Roberta e Daniela gia sveglie, per cui dopo aver caricato i bagagli ci siamo recati al General Store per la colazione e subito dopo al Visitor Education Center per sapere se avevano riaperto l’Uncle Tom’s Trail.
Purtroppo per noi il trail era ancora chiuso per colpa dei massi franati dal South Rim sulla scalinata finale, per cui abbiamo deciso di percorrere la parte che ancora ci mancava del North Rim, quella che dal parcheggio della Brink of Lower Falls Trail porta alla Brink of Upper Falls Trail.
Il percorso costeggia quasi totalmente il rim del Grand Canyon of the Yellowstone ed è veramente molto easy; nonostante alcune soste “paesaggistiche” dopo due ore eravamo di nuovo alla nostra macchina, e dopo un’ultima foto ad un mule-deer sdraiato in un prato li vicino, siamo partiti verso la Fishing Bridge Junction.
Il tragitto è stato caratterizzato da innumerevoli soste, e nonostante avessimo gia visto la Hayden Valley, Mud Volcano, Yellowstone Lake e West Thumb, non potevamo fare a meno di fotografarle un’ultima volta. Per l’ora di pranzo eravamo seduti di nuovo al nostro tavolo, all’interno dell’Old Faithful Lodge; dopo mangiato ci siamo stonnazzati un po’ nella veranda del lodge e dopo un’ultima incursione al gift shop, nel pomeriggio siamo saliti lungo il sentiero che porta ad Observation Point per goderci dall’alto l’esplosione dell’Old Faithfull.
Da li visto che ci avanzava del tempo siamo scesi fino al Grotto Geyser e dopo aver dato un’ultima occhiata alla Morning Glory Pool, siamo ritornati al Visitor Center con la morte nel cuore; stavamo lasciando Yellowstone. Poco dopo la Midway Geyser Basin, ci siamo fermati ad osservare un bisonte che se ne stava accovacciato nella sabbia davanti ad una pineta .. ancora non sapevamo che quello sarebbe stato il nostro ultimo tatanka.
Arrivati a Madison ci siamo diretti ad ovest in direzione West Yellowstone: io e Roberta eravamo curiosi di rivedere questa cittadina del Montana ed il Big Western Pine Motel che ci avevano ospitati nel lontano 2002 ed una volta arrivati ci siamo subito diretti in Firehole Ave. a dare un’occhiata. Lasciata poi l’automobile nei pressi del Grizzly Discovery Center abbiamo fatto un giretto in centro città: vedere West Yellowstone con i colori dell’estate è stato molto diverso rispetto ad aprile 2002, sembrava tutta un’altra cittadina, piena di vita ed attività. Per un poco avevo accarezzato l’idea di andare a vedere il Wild West Rodeo ma dovendo ancora cenare e dovendo ancora percorrere la strada verso Idaho Falls , siamo ripartiti subito dopo cena. Man mano che percorrevamo la Hwy 20 verso sud ci ritornava in mente il nostro caro, vecchio amico bisonte.
Thank You very much Yellowstone N.P.
Massimo.
domenica 26 luglio 2009
Cody - Yellowstone National Park
Happy Birthday to You, Happy Birthday to You, Happy Birthday Dear Didi …… Happy Birthday to You ….
Il 26 luglio ci siamo svegliati così, cantando buon compleanno nella nostra stanza all’Irma Hotel. Daniela neanche a dirlo era gia sveglia da parecchio tempo, nonostante la sera prima fossimo andati a dormire più tardi del solito. Dopo aver fatto colazione nella splendida sala da pranzo storica del nostro hotel, ci siamo recati in centro a Cody per un ultimo giretto e per comperare qualche cosa per il viaggio; da li infatti 85 km ci separavano dall’ East Entrance del parco di Yellowstone.
Per viziare un po’ la nostra piccola, io e Roberta le avevamo dato la possibilità di scegliersi il regalo di compleanno, per cui Daniela aveva praticamente passato il tragitto da Cody a Yellowstone N.P. pensando e ripensando cosa che le sarebbe piaciuto di più.
Ritornare al Parco di Yellowstone ci aveva dato un’incredibile carica, e non vedevamo l’ora di arrivare la sera al nostro lodge al Canyon Village per organizzare la festa di compleanno di Daniela.
Come al solito appena arrivati all’East Entrance, il ranger ci consegna la mappa del parco e le riviste del National Park Service salutandoci con l’ormai familiare Enjoy Yellowstone!!
Superato il Sylvan Pass ci siamo fermati in una picnic area dal cui overlook si poteva ammirare Yellowstone Lake; risaliti in macchina ci siamo avvicinati pian piano alle sponde del lago, ma poco prima della Sedge Bay, con la coda dell’occhio vedo volare in alto nel cielo, uno degli ultimi animali che ancora ci mancavano da vedere: l’ American Eagle! Con mio grande stupore il rapace si era sistemato sul ramo di un albero proprio sulla parete rocciosa sopra di noi, e seppur controluce ed in posizione strategica sfavorevole, in qualche modo sono riuscito a fotografarla.
Quindi dopo una breve passeggiata lungo il Pelican Creek Nature Trail (poco meno di 1 km), ci siamo fermati a pranzare nella zona di Fishing Bridge, da dove lo Yellowstone River inizia la sua corsa sfrenata verso le cascate del Grand Canyon of the Yellowstone. Anche quest’area del parco è veramente molto bella, con un sacco di trails adiacenti allo Yellowstone River ed alle sponde dello Yellowstone Lake, con i prati ricoperti da una infinità di fiori colorati, soprattutto gialli, e dalla solita ed incredibile presenza della wildlife locale.
Ripartiti verso nord, ci siamo goduti nel vero senso della parola le bellezze paesaggistiche che ci stavano attorno; LeHardys Rapids, Mud Volcano, Sulphur Caldron e la Hayden Valley infatti le stavamo apprezzando ancora di più, perché avendole gia viste un paio di settimane prima, le potevamo rivisitare scegliendo percorsi alternativi assecondando le nostre curiosità. Verso tardo pomeriggio siamo arrivati nella zona del Canyon Village: la voglia di ributtarci immediatamente lungo il North Rim è stata incredibile, lo scroscio delle cascate, l’odore intenso delle foreste, i cervi, i bisonti ci hanno dato la consapevolezza che una volta rientrati in Italia questo angolo del Wyoming ci mancherà moltissimo.
Siamo arrivati davanti al registration office del Canyon Lodge alle sette di sera, e finalmente per Daniela era arrivato il momento di ricevere i suoi regali di compleanno. Non so chi era più felice tra me e lei per le felpe ed i giocattoli inneggianti al parco di Yellowstone, quello che è certo e che eravamo tutti e tre felici di essere li assieme in quel momento. Dopo cena infine tutti di corsa alla gelateria del General Store, …. non c’era niente di meglio che mangiarci un gelato davanti ai nostri simpaticissimi amici prairie dog.
Happy Birthday Daniela!
Falco.
sabato 25 luglio 2009
Bighorn Canyon National Recreation Area - Cody
Appena messo piede fuori dal Western Motel, ci siamo messi alla ricerca di una stazione di rifornimento per poter fare il pieno di benzina e la colazione. Lovell ad essere sinceri non ci ha fatto una grande impressione: di solito le gateway town che stanno alle porte di qualsiasi national parks o national monument hanno sempre qualche cosa da offrire ai loro visitatori, ma questa cittadina è stata forse la più anonima visitata in tutte le nostre esperienze USA.
Una volta a posto, ci siamo recati al Visitor Center del Bighorn Canyon N.R.A. (www.nps.gov/bica) per ottenere informazioni su questo parco che si trova confinante con la Crow Indian Reservation. La ranger dopo averci consegnato il solito materiale illustrativo, ci ha segnalato sulla nostra mappa i punti panoramici più belli del Bighorn Canyon e con la solita gentilezza ci ha fornito delle indicazioni per godere al meglio degli overlook. La visita al parco ci ha portato via più o meno tre orette, passate quasi esclusivamente in solitudine; i punti più spettacolari sono l’Horseshoe Band ( bello ma non come quello nelle vicinanze di Page), il Devil Canyon Overlook ed il Barry’s Landing.
onostante avessimo accarezzato l’idea di percorrere almeno un pezzo dell’ Historic Route of Bad Pass Trail, il caldo e soprattutto i postumi del malessere di Roberta del giorno precedente ci hanno consigliato di non avventurarci in nessuna hike; la wildlife della Bighorn Canyon country è molto numerosa e variegata, ed a seconda del clima e della vegetazione della zona si possono incontrare più a sud cavalli selvaggi, coyotes, cervi, capre bighorn , ma anche orsi, leoni di montagna e bisonti nella parte più a nord dove ai bordi del canyon ci sono fitte foreste di pini.
Lasciata la Bighorn N.R.A. ci siamo messi in viaggio per raggiungere la vicina città di Cody, “home” del leggendario Buffalo Bill.
Arrivati in città ci siamo fermati come da consuetudine al Visitor Center e grazie alle solite dritte del personale adibito siamo riusciti a buttar giù il programma per il pomeriggio, che doveva tener conto degli appuntamenti che gia ci eravamo fissati dalle 18 in poi.
La scaletta prevedeva in ordine la visita alla Buffalo Bill Dam, quella alla Cody’s Old Town ed al Buffalo Bill Historical Center, per poi recarci a prendere possesso della nostra stanza all’ Irma Hotel, luogo dove avremmo poi assistito allo spettacolo “The Cody Gunfighters”.
La sera poi avevamo gia prenotato dall’Italia i biglietti per il Cody Nite Rodeo e tutti e tre non vedevamo l’ora di parteciparvi.
La giornata ci è praticamente volata via, e devo dire che la tranquillità di poterci godere con calma la città di Cody, ci ha permesso di mettere alle spalle tutta la fatica delle giornate precedenti. Molto carina è stata la visita alla Old Town, soprattutto perché ci ha regalato alcune chicche come la “Hole in The Wall” rifugio di Butch Cassady e Sundance Kid, e la pioner cabin di Curry, scout del Generale Custer, della tribù degli Indiani Crow .
Molto interessante è stata anche la visita al Buffalo Bill Historical Center all’interno del quale si può trovare tutto e di più sull’epopea del Far West. Il museo è suddiviso in più sezioni a partire da quella che riguarda la vita e la leggenda di Buffalo Bill, per poi proseguire con quelle dedicate agli Indiani delle Praterie, alle Armi da Fuoco, alle opere d’Arte e Pittura del West, e sull’influenza dell’uomo sulla natura e sull’ecosistema di Yellowstone. Insomma un pomeriggio ben speso alla fine del quale, dopo aver visto tende, vestiti, armi, ed accessori fatti con la pelle del bisonte, Daniela si è ritrovata con convinzione prima sostenitrice della causa di questo splendido animale.
Preso poi possesso della nostra stanza all’ Irma Hotel, ci siamo recati ad assistere allo spettacolo “The Cody Gunfighters” che si teneva sulla strada proprio di fronte al portico del nostro hotel: lo spettacolo propone la sfida all’ultima pistolettata di rappresentanti del Wild Wild West come Buffalo Bill, Wild Bill Hickok, Ike Clanton e tanti altri ancora.
Finita la “sparatoria”, tutti a cena alla Pizza Hut dove per la prima volta in questa vacanza siamo riusciti a finire le nostre due pizze medium size e dove tra un boccone e l’altro sono riuscito a vedere la partita dei Los Angeles Galaxy che segnava il rientro in squadra di David Beckham dopo la sua esperienza italiana al Milan.
Alle otto di sera poi, io Roberta e Daniela eravamo finalmente seduti dentro lo Stampede Park per assistere al Cody Nite Rodeo: lo spettacolo è stato veramente entusiasmante, ed è durato più di due ore durante le quali Daniela si è scatenata e divertita come non mai.
Non l’avevamo mai vista così elettrizzata, tanto che finito lo spettacolo e non volendone sapere di andare a dormire, abbiamo dovuto fare un’ultima sosta al Mc Donald’s per mangiarci un gelato. Saranno state quasi le undici di sera del 25 luglio …. Ancora poche ore ed avremmo festeggiato il compleanno della nostra bambina ritornando a Yellowstone ……
Buon Compleanno Didi !!!
Max
venerdì 24 luglio 2009
Spearfish Canyon - Medicine Wheel N.H.S.
Dopo 2 settimane in cui tutto era filato per il verso giusto, ci siamo risvegliati a Sturgis dovendo affrontare le prime vere difficoltà in questo nostro viaggio. Roberta infatti, dopo una nottata in bianco, non si sentiva molto bene per cui abbiamo deciso di cancellare la visita al motoraduno delle Harley Davidson a Sturgis per dirigerci direttamente allo Spearfish Canyon.
Superate le cittadine di Deadwood e di Lead ci siamo immessi lungo la Spearfish Canyon Scenic Byway (14A), strada panoramica costruita sulle tracce della vecchia linea ferroviaria che si insinua attraverso le pareti a strapiombo del canyon. La visita dello Spearfish Canyon è un qualcosa che vi consiglio assolutamente se passate da quelle parti perché vi troverete di fronte interminabili foreste di pini Poderosa che coprono il 70% delle Black Hills e la ricchezza faunistica del posto vi permetterà sicuramente di incontrare qualche cervo o da qualche scoiattolo.
I fan di Balla coi Lupi poi, possono soddisfare la loro curiosità visitando i luoghi in cui furono girate le scene finali del film (per intenderci del campo indiano); questi sono ben segnalati e si trovano nei pressi di Latchstring Inn e di Roughlock Falls, lungo il Little Spearfish Creek ed a Stands With a Fist, l’altura da cui l’indiano Vento nei Capelli saluta per sempre il tenente Dunbar.
Continuando Roberta a sentirsi poco bene, decidiamo quindi di recarci al primo pronto soccorso disponibile: dopo un paio di tentativi a vuoto lungo la Intestate 90, riusciamo a trovare un medico al pronto soccorso dell’ospedale di Gillette. Sembrava di partecipare ad una puntata di E.R. ……..all’entrata ci accoglie un agente della sicurezza che neanche a farlo apposta conosceva qualche parola di italiano essendosi fatto 2 anni di servizio militare in Sicilia alcuni anni prima. Dopo aver consegnato i dati della nostra assicurazione sanitaria, abbiamo potuto constatare la meticolosità dei medici americani che, per non lasciare nulla al caso, ci hanno trattenuto in ambulatorio fino alle 3 del pomeriggio. Alla fine per fortuna sono riusciti a risolvere il problema di Roberta ma, lasciato l’ospedale e comperate le medicine, era ormai troppo tardi per dirigerci alla Devils Tower visto che dovevamo arrivare la sera a Lovell, cittadina a 4 ore e passa di macchina da noi.
Superata Buffalo, ci siamo soffermati velocemente ai siti di Ft. Phil Kearny e di Wagon Box Indian Fight, per poi superare Sheridan e puntare la Medicine Wheel Scenic Byway.
Gli odori delle foreste, dei prati e dell’aria frizzante lungo il percorso, ci hanno ricordato quanto il Wyoming era ormai entrato nei nostri cuori; ai bordi della sterrata che sale alla Medicine Wheel N.H.S. una mandria di mucche se ne stava beata a pascolare. Parcheggiata la macchina vicino alla piccola stazione dei ranger, mi sono incamminato da solo lungo la sterrata che porta a questo luogo sacro dei Nativi. In sintesi il monumento è composto da un cerchio di pietre da cui partono 28 raggi verso l’esterno: la ruota poi è circondata da un recinto su cui gli Indiani hanno appeso dei panni di preghiera colorati insieme ad altri oggetti sacri.
Da quello che ho capito, ci sono un sacco di teorie che tendono a spiegare il perché di questo monumento, ma quello che è certo, è che Medicine Wheel è stata utilizzata come luogo di preghiera da numerose generazioni di Nativi americani, i quali si aspettano che ne venga rispettata la spiritualità.
Alla fine, stanchi ed affamati siamo arrivati a Lovell che era sera inoltrata: questa passata era stata di gran lunga la giornata più faticosa di tutta la vacanza, per cui dopo aver preso possesso della camera al Western Motel, ce ne siamo andati subito a dormire ……. L’indomani ci aspettava il Bighorn Canyon N.R.A. ma soprattutto ci attendeva Cody, “home” del leggendario Buffalo Bill.
Bye!
Massimo.